Iscrizioni aperte fino al 16 giugno
HomeIntervisteSotto il cielo rosso: intervista a Nayeem Siddiquee / #URBANinsights

Sotto il cielo rosso: intervista a Nayeem Siddiquee / #URBANinsights

Photo © Nayeem Siddiquee


Sotto il cielo rosso: intervista a Nayeem Siddiquee / #URBANinsights

Ritorna #URBANinsights, una serie di interviste e approfondimenti esclusivi dedicati ai vincitori di URBAN Photo Awards. Partiamo con Nayeem Siddiquee, vincitore assoluto dell’edizione 2021 del contest, selezionato da Bruce Gilden.


Ciao Nayeem, grazie per aver trovato del tempo da dedicarci. Come ti presenteresti a chi ancora non ti conosce come fotografo?
Il mio nome completo è A B M Nayeem Siddiquee, ma la maggior parte delle persone mi conosce come Nayeem Jabaz. Sono nato e vivo a Chittagong, Bangladesh. Ho studiato Ingegneria Tessile ma dopo la laurea ho capito che amo di più le cose creative. Così ho iniziato a praticare la fotografia e ho intrapreso una carriera professionale come graphic designer.
Quando avevo dieci anni mio padre possedeva una macchina fotografica Yashica, ma non mi è mai stato permesso di toccarla. Per tutto il tempo ho immaginato che tipo di foto avrei scattato se avessi avuto una macchina fotografica ed è così che è nato il mio amore per la fotografia. Dopo la laurea, ho iniziato a fotografare con la fotocamera del mio telefono e in seguito le persone hanno iniziato ad acquistare le mie immagini. Così che sono riuscito a comprare la mia prima fotocamera. In questo momento sto usando una Canon 1300D. È l’unica fotocamera che utilizzo, assieme al suo flash. Ho ancora molta strada da fare.

Voglio congratularmi con te per “Somewhere under the red sky”, la foto vincitrice di URBAN Photo Awards 2021, selezionata da Bruce Gilden. Ci puoi raccontare il “dietro le quinte” di questo scatto?
Sì, naturalmente. Sono molto pigro e scatto la maggior parte delle immagini intorno a casa mia, a non più di due o tre chilometri di distanza.
La foto fa parte di un progetto che sto realizzando per il mio primo libro fotografico Under the Red Sky. Durante il monsone il cielo a volte diventa rosso, soprattutto nelle zone costiere. Durante il tramonto nella mia città, il cielo si tinge di bellissimi colori, ma non dura molto a lungo, forse non più di quindici o venti minuti. Sto cercando di scattare foto della vita intorno alla mia città che trasmettano le sensazioni che provo quando il cielo diventa rosso. Emozioni comuni a ogni singolo umano sulla terra, che mescolano lacrime, felicità profonda e depressione, – il tutto sotto il cielo rosso. Ogni sensazione può essere “vista”.
Sono una persona molto introversa quindi scatto foto per esprimere la mia voce. Ricordo ancora che in quel periodo soffrivo di una grave depressione. Ci sono voluti più di sei anni per superarla. Ecco perché ho iniziato a fotografare: per esprimere i miei sentimenti attraverso le mie foto. Fotografavo ogni singola cosa che mi dava la sensazione della mia esistenza.
Il luogo dove ho scattato la foto è un mercato di bestiame vicino a casa mia. Quel giorno, mentre si stava facendo buio, il cielo si è improvvisamente tinto di un rosso sangue. Le mucche stavano per essere macellate. Questo fu l’ultimo viaggio della loro vita. I sentimenti di paura nei loro occhi durante il loro ultimo viaggio sotto il cielo rosso sangue, mi hanno spinto a scttare l’immagine. Al contrario, l’autista era abbastanza calmo e freddo. Non è questo il senso della vita?

Negli ultimi anni con URBAN abbiamo “scoperto” diversi talentuosi fotografi del Bangladesh. Martin Parr nel 2019 ha premiato Enamul Kabir, un altro fotografo bengalese, che con le sue foto si è piazzato ai primi posti di URBAN anche nel 2020 e 2021. Possiamo parlare di una “scuola” bengalese dal punto di vista stilistico e culturale? Esiste una scena o dei collettivi in cui diversi fotografi condividono, oltre al luogo di nascita, anche uno stile comune?
È una domanda molto difficile a cui rispondere. Siamo cresciuti nello stesso paese, con la stessa cultura e all’interno della stessa comunità fotografica. La rivoluzione della Street Photography nel paese è iniziata con due fotografi bengalesi – Hasan e Sayed Latif Hossain, che hanno sviluppato stili distintivi e molti fotografi li hanno seguiti. L’uso del flash nella fotografia è diventato popolare dal 2016, quando Md Imam Hasan, Enamul Kabir, Sakib Pratyay, Bin Mohammad e alcuni altri, hanno iniziato a utilizzare il flash nella fotografia di strada. Io appartengo alla generazione successiva, sto ancora imparando e sto cercando di studiare molto per migliorare il mio lavoro.
Poiché siamo cresciuti nella stessa cultura bengalese, la nostra linea di sangue fotografica si è sviluppata in una direzione e uno stile simili.

Come descriveresti il tuo stile? Quali fotografi ti hanno influenzato?
Il mio stile è una combinazione delle mie emozioni profonde, del surrealismo e della natura che mi circonda. Credo che sia un medley che puoi anche sentire. Non sono solo i fotografi ad avermi ispirato e ad aver fatto di me la persona che sono oggi, ma anche molti artisti. La mia fotografia si è sviluppata e influenzata attraverso la mia esposizione a musica, pittura, libri, design e film. Sono un grande fan di Vincent Willem van Gogh, Pablo Ruiz Picasso e Salvador Dalì. Ogni volta che guardo il loro lavoro cerco di sentire le emozioni più profonde che emanano le opere. Sono un grande fan di Garry Winogrand, Charalampos Kydonakis, Harry Gruyaert, Bruce Gilden, Muhammed Muheisen, Nikos Economopoulos, Jacob Aue Sobol, Roger Ballen, Alex Webb e Stavros Stamatiou. Ci sono troppi nomi! Sono grato a tutti coloro che mi hanno ispirato.
Inoltre sono grato ai miei amici Gavin Bragdon, Julia Coddington e Isa Gelb per avermi aiutato a migliorare il mio lavoro.

Da quanto tempo fotografi? Come ti sei interessato a questo mestiere?
Penso di essere ancora un fotografo immaturo. Pratico la fotografia da non più di sei anni, quindi ho ancora molta strada da fare.

Che attrezzatura usi? Dedichi molto tempo all’editing delle tue immagini?
Uso una Canon 1300D e il flash di quella fotocamera. Sì, dedico molto tempo al photoediting. Dopo aver scattato le foto le lascio intatte per un mese. Poi comincio a guardare l’immagine con l’occhio dello spettatore, non come fotografo e cerco di capire come lo spettatore ami guardare l’immagine. Quindi inizio la post-produzione. La maggior parte delle volte utilizzo l’editing di base per le mie immagini.

Che consiglio daresti a un aspirante fotografo che voglia approcciarsi alla fotografia in modo professionale?
Sii paziente, studia, cerca di capire te stesso come persona e non dimenticare di fotografare ciò che ti piace. Non importa se non piace a tutti. Continua a lavorare sulle tue idee 🙂

Quali sono i tuoi progetti per il futuro? A cosa stai lavorando ora?
In questo momento sto lavorando a due progetti a lungo termine. Entrambi ambientati nella mia città natale, Chittagong. Uno è il mio libro “Under The Red Sky” in cui sto cercando di documentare la vita nella mia città sotto il cielo rosso. L’altro progetto si chiama “Somewhere in My City”. L’urbanizzazione sta cambiando molto la città e di conseguenza anche gli stili di vita delle persone. Quindi sto cercando di documentare quei cambiamenti su un periodo di dieci o vent’anni. Entrambi i progetti sono a lungo termine e non ho fretta. Voglio fare il lavoro in modo che le persone possano ricordarsi di me per molto tempo.

 

Condividi